The miracle voice
of Gelsomino

(VOLSHEBNYY GOLOS DZHELSOMINO – URSS, 1977)

Gelsomino è un bambino dotato di una potente voce magica che riesce a produrre effetti inaspettati sul mondo che lo circonda ma che gli procura molti guai. Orfano di entrambi i genitori, una volta divenuto grande deicide di abbandonare il villaggio dove è nato per conoscere il mondo. 

È così che un giorno arriva nel paese dei Bugiardi, dove un re filibustiere con la sua banda di pirati ha imposto ai suoi sudditi di non dire mai la verità. Qui i gatti abbaiano e i cani miagolano e nessuno chiama le cose con il proprio nome.

Con l’aiuto di Chrompopod, un gatto magico, dell’artista Bananito, di un’anziana donna e di sua nipote, Romoletta, Gelsomino riuscirà con la sua magica voce a rovesciare il tiranno e a riportare la verità nel paese dei bugiardi. 

Come nella sua versione di Cipollino la regista (che ricordiamo essere stata una decorata nella Seconda guerra mondiale) accentua gli aspetti bellicosi e ribelli dei personaggi, attenuando il pacifismo del racconto originale dove Rodari fa dire a Gelsomino che le battaglie dovrebbero svolgersi solamente su un campo di calcio o su una scacchiera. Anche la chiave di lettura antiborghese, sicuramente presente anche nell’opera di Rodari, viene qui enfatizzata a discapito di altre sfumature presenti nel racconto più attento nel cogliere gli aspetti meno ovvi della “verità”. 

Le animazioni molto spartane e a tratti grottesche sono in parte compensate dalle belle ambientazioni di sapore esotico ottenute effettuando le riprese nei centri storici delle città di Odessa e Leopoli, con il fine di ricreare un’atmosfera che richiamasse l’Italia, dove la regista fa svolgere vicenda. 

Il film, trasmesso in due puntate dalla televisione sovietica, ottenne un grandissimo successo.

Regia: Tamara Lisician

Soggetto: Gianni Rodari 

Sceneggiatura: Tamara Lisician

Interpreti: Sergei Krupennikov, Vladimir Basov,  Valerij Pogorelcev,  Yevgenija Chanajeva, , Lev Perfilov, Lyudmila Zhukova, Roman Yurev-Lunts, Ilya Rutberg, Boris Astankov, Mirza Babayev, Valeriy Bassel, Varvara Cherkesova, Andrei Duminika, Aleksandr Filatov, Viktor Ilchenko, Roman Kartsev, Aleksandr Kefko, Yevgeni Kotov, Semyon Krupnik, Vladimir Losev, Leonid Marennikov, Rudolf Mukhin, Viktor Myagkiy, Anatoliy Paduka, Yuri Pomerantsev, Sergey Prostyakov, Klara Rumyanova, Oleg Vasilkov, Mariya Vinogradova, Leonid Zamberg

Fotografia: Gennady Karyuk

Riprese: n.d.

Montaggio: n.d.

Musiche: Igor Efremov

Suono: Viktor Babushkin

Produzione: Odessa Film Studio 

Anno di produzione: 1977

Durata: 127’

Tipologia: film 

Genere: commedia musicale, fantastico

Paese: URSS 

Distributore: n.d.

Data di uscita: 31 dicembre 1978

Formato di ripresa: n.d.

Formato di proiezione: n.d.

Titolo originale: Volshebnyy golos Dzhelsomino

Altri titoli: Cudowny głos Gelsomino (Polonia), The Miracle Voice of Gelsomino (titolo internazionale)

Premi e riconoscimenti: n.d.

Scheda a cura di Francesca Caprino

Tamara Lisician

 

Nata nel 1923 a Tbilisi, attuale capitale della Georgia, da una famiglia di artisti e intellettuali, Tamara Lisician dal 1939 si dedicò allo studio della recitazione presso il locale istituto per il teatro, e, successivamente, presso la scuola di teatro di Mosca.  

Allo scoppio della guerra si arruolò volontaria e fu inserita in un’unità di spionaggio dall’altra parte del fronte. Qui venne fatta prigioniera e inviata a un campo di concentramento presso Zithomir, una città dell’Ucraina occidentale occupata dai tedeschi. 

Torturata e condannata a morte riuscì ad evadere per unirsi a una brigata partigiana con la quale fu impegnata in azioni militari.

Durante uno scontro a fuoco rimase ferita riportando una commozione cerebrale.

Alla fine della guerra sposò Luigi Libero Longo, figlio di Luigi Longo, futuro segretario del Partito Comunista Italiano e di Teresa Noce, partigiana e parlamentare, che aveva conosciuto nel 1939, e da lui ebbe un figlio, Sandro. 

Vinte, con un’audace lettera scritta a Stalin, le resistenze del ministero degli Esteri che le voleva negare il visto per l’espatrio, si trasferì a Roma dove lavorò all’ufficio di rappresentanza della Sovexportfilm, l’azienda governativa responsabile della diffusione di film sovietici all’estero.

Nel 1952 si trasferì nuovamente in Unione Sovietica con il marito, dal quale si separò dopo poco. 

A Mosca riprese gli studi e si laureò in regia, con una trasposizione cinematografica di “Sombrero”, un racconto per bambini di Sergej Michalkov. 

Dal quel momento si dedicò per ben quaranta anni all’attività di sceneggiatrice e di regista in lungometraggi, corti e pubblicità per lo studio Mosfilm, la più grande società di produzione cinematografica dell’URSS. Qui svolse anche l’attività di doppiatrice di film italiani tra cui “Matrimonio all’italiana” di Vittorio de Sica e “Soldatesse” di Valerio Zurlini. 

Nel corso degli anni soggiornò più volte nel nostro paese, venendo in contatto con cineasti e artisti come Fellini, Visconti, Zeffirelli e Pasolini, oltre che con lo stesso Rodari e firmando con Leonardo Cortese e Romolo Marcellini la regia del documentario “Russia sotto inchiesta”.

Nel 1997 pubblicò in Italia la sua autobiografia che fu ristampata nel 2002 e nel 2005 in Russia.  

Tamara Lisician morì a Mosca nel 2009, dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti pubblici.