Torta in Rete
da LA TORTA IN RETE, progetto realizzato nel 2000,
a cura della Biblioteca di Documentazione Pedagogica BDP,
in occasione degli 80 anni dalla nascita di Rodari
da LA TORTA IN RETE, progetto realizzato nel 2000,
a cura della Biblioteca di Documentazione Pedagogica BDP,
in occasione degli 80 anni dalla nascita di Rodari
Era un attore bravissimo: cambiava la voce ai personaggi, faceva i rumori d’atmosfera e poi le pause …. lasciava i bambini letteralmente in tensione. Alla fine di ogni capitolo lui chiedeva il parere ai bambini e di quello teneva conto, cercando di entrare in sintonia con loro. Ricordo benissimo il momento di descrizione della torta perché lui disse “Che ci mettiamo sopra questa torta” e i bambini non finivano più di dire gli ingredienti e tutti sono stati scritti nel libro. Un giorno Rodari arrivò a scuola nostra euforico dicendo che l’editore (Einaudi) gli aveva proposto di pubblicare la storia illustrata dai disegni dei bambini. Purtroppo poi non fu così e il libro fu illustrato da Munari.
E questa è la storia di questo libro e del fantastico incontro con Rodari, un maestro che riusciva a provocare le capacità creative dei bambini, io lo chiamavo “effetto rodari”. Rodari diceva che si poteva insegnare tutto ai bambini ma facendoli ridere … e non certo raccontandogli le barzellette ma organizzando l’intero processo di apprendimento.
Gianni Rodari l’ho incontrato diverse volte durante i convegni annuali del movimento di “cooperazione educativa”, ma ci scambiavamo soltanto dei semplici saluti; l’ho conosciuto meglio quando un giorno lui è venuto nella mia classe. Io insegnavo alla scuola Collodi, alla borgata del Trullo di Roma, e non posso dimenticare Rodari appoggiato alla porta col suo sorrisetto arguto, divertito perché io rimasi stupita nel vederlo proprio lì in classe mia. Lui era venuto perché stava cercando una scuola elementare da far frequentare alla figlia Paola.
Abbiamo subito cominciato a parlare e io l’ho presentato ai bambini, anche loro stupiti di vedere un vero scrittore. Loro conoscevano le filastrocche di Rodari (era già uscito il libro “Filastrocche in cielo e in terra”) e io gli avevo letto “Le avventure di Cipollino”, forse il suo libro più bello.
I bambini presero subito confidenza ed iniziarono a fargli vedere i loro lavori; Rodari s’interessava di tutto, sfogliava i loro quaderni, leggeva, faceva domande e se gli chiedevano qualcosa lui non rispondeva direttamente ma metteva in condizione i bambini di rispondere, questa era un’arte!
Il bello era che i bambini si devertivano moltissimo, ogni sua risposta era o una barzelletta o una filastrocca inventata lì per lì. In realtà non si trattava di un dialogo ma di un vero e proprio gioco linguistico.
Quando se ne andò mi chiese il permesso di tornare per venire a “provare” le sue storie perché diceva che uno scrittore non era in grado di sapere se funzionavano o meno. Tornò prestissimo dicendo che voleva inventare una storia insieme ai bambini ambientata proprio alla borgata, una storia un po’ fantastica che doveva parlare di uno scienziato che voleva fabbricare una bomba per distruggere la terra ma sbagliando la formula riusciva sol a fare una torta. I due protagonisti hanno proprio il nome di due bambini della classe (Paolo e Rita) e poi altri personaggi della borgata e quando iniziò a leggere io capii come si dovevano leggere le storie ai bambini, lui non leggeva ma recitava.
In quali aspetti Rodari educatore l’ha aiutata a fare scuola?
Fin dal giorno in cui l’ho conosciuto attraverso la lettura di “Filastrocche in cielo e in terra” io ho visto nelle sue filastrocche una concezione nuova della scuola. Ho percepito Rodari come un educatore che, attraverso le sue poesie, ha fatto entrare il mondo nella scuola. Lui stesso ha detto che la scuola non è soltanto scolari e insegnati ma molto di più. In tutto quello che ha scritto si trova che società e scuola sono praticamente la stessa cosa, dove si vive con passione, diceva lui.
Parliamo della “Grammatica della Fantasia”.
E’ un libro straordinario che forse non è stato capito, nella scuola infatti ci si sofferma solo sul binomio fantastico due parole e nasce la storia; in realtà è un vero e proprio programma di creatività. Purtroppo gli insegnanti non hanno ancora la formazione adatta per apprezzare e utilizzare questo libro che è una specie di “vangelo creativo”. Rodari dovrebbe entrare nella scuola con la sua filosofia, con la sua idea di una scuola fatta da persone diverse ma che collaborano in una scuola viva. La sua idea era quella di cambiare la piccola società della classe per cambiare un domani la grande società degli uomini.
Con quali strumenti si può stimolare la creatività?
Io parlerei più che altro di un “atelier dell’ozio creativo”, un luogo dove ci sono tante offerte creative ma il bambino è libero di scegliere tempi e modi e dove, se vuole, può anche non fare niente. Quello che manca oggi ai bambini è proprio un modo per esprimere la propria creatività, che non è altro che un meraviglioso giocattolo gratuito che abbiamo ricevuto dalla natura. Il nostro gruppo si occupa proprio di fornire ai bambini gli strumenti per capire, comunicare e creare: la parola, la scrittura e il linguaggio televisivo, che viene scoperto presto ma non utilizzato al meglio. Noi ci chiediamo se il bambino, già in età scolare, può diventare produttore di cultura utilizzando questo mezzo che oggi gli adulti usano impropriamente. Abbiamo già un esperienza degli anni 70, di Marcello Piccarro, che documenta brevi filmati di 30 secondi realizzati dai bambini che presentavano non l’imitazione del mondo adulto ma il loro modo di vedere le cose. Oggi purtroppo i bambini sono immersi in questo mondo virtuale e hanno perso di vista quello reale, è necessario ristabilire un equilibrio tra questi due mondi.
Rodari venne premiato, con mezzo milione di lire nel 1963 (Premio Castello?), questa che segue è la lettera che due bambini gli hanno scritto.
Caro Rodari,
grande sciupone,
che ne hai fatto
del mezzo milione?
Ti sei comprato
cento cappelli,
cento vestiti,
cinquanta ombrelli,
tre paia di scarpe con tutti laccetti,
una camicia con tutti merletti?
Oppure centossessanta cravatte
tutte quante color caffellatte ?
Ti sei bevuto trecento caffè,
con quattrocentocinquanta bignè,
oppure ti sei comprato un padellone
per cuocere la pizza fatata
che sta sopra alla borgata?
Caro Rodari,
uomo d’affari,
ora tu hai tanti denari
stanno solo in tua compagnia,
mandane un po’ a casa mia.
Ora ti salutiamo,
caro Rodari
con tanti saluti e baci cari.
La filastrocca di risposta di Rodari