Cipollino

(Chipollino, URSS, 1972)

Cipollino è una commedia musicale tratta da “Le avventure di Cipollino” di Gianni Rodari diretta dalla regista Tamara Lisician. 

La Lisician oltre a essere una regista affermata, era un’ex combattente decorata che aveva sposato il figlio del futuro segretario del Partito Comunista Italiano, Longo, e  grazie ai suoi lunghi soggiorni in Italia aveva avuto l’opportunità di conoscere di persona Rodari. 

Il film racconta le vicende degli abitanti di un villaggio di uomini-verdura, guidati da un intraprendente cipollotto, che si ribellano alle angherie dei potenti.

La vicenda parte da un fatto accidentale: il padre di Cipollino, Cipollone, pesta inavvertitamente il piede del nobile Limone che sentendosi oltraggiato dal gesto fa rinchiudere il povero bulbo, bollato come sovversivo,  in prigione.  

Il popolo degli ortaggi tutto è inoltre vessato da nobili e notabili: Pomodoro sfratta il povero signor Zucca, vicino di casa di Cipollino, la contessa Ciliegia emana un decreto che impone agli abitanti del villaggio di pagare l’affitto per l’aria che respirano oltre che per la pioggia e la neve.

Guidati da Cipollino gli oppressi conquisteranno il castello di Limone, resistendo eroicamente all’assedio.

Nei contenuti il film non si discosta molto dalle produzioni precedenti enfatizzando lo spirito anticapitalista del racconto e l’eroismo degli oppressi.

Da segnalare l’eccentricità dei costumi, delle scene e delle coreografie che ne fanno un’opera estremamente originale anche se meno riuscita di altre versioni.

Questa versione si distingue anche per i corposi mezzi della produzione che ingaggiò attori e attrici considerati all’epoca delle star come Vladimir Basov e Rina Zelyona e per la circostanza di coinvolgere lo stesso Gianni Rodari che appare con la figlia Paola nel mercato rionale di Campo dei Fiori, a Roma, per introdurre il film in veste di narratore. 

Trattandosi di un lungometraggio il film contiene molti più dettagli della prima versione animata e modernizza l’ambientazione, facendo impugnare mitra ai limoni e alludendo a questioni di politica internazionale, come nella scena dello sfratto del signor Zucca, dove i “cattivi”  intendono costruire una base militare straniera.

Regia: Tamara Lisician

Soggetto: Gianni Rodari

Sceneggiatura: Tamara Lisician, Samuil Jakovlevič Maršak, Feliks Krivin, 

Interpreti: Gianni Rodari, Aleksandr Elistratov, Vladimir Basov, Rina Zelyonaya, Aleksandra Panova, Vitalik Kerdimun, Nadir Malishevsky, Vladimir Belokurov, Georgiy Vitsin, Roman Tkachuk, Aleksandr Kuznetsov, Georgiy Georgiu, Rudolf Rudin, Aleksei Smirnov, Natalya Krachkovskaya, Viktor Baykov, Evgeniya Melnikova, Viktor Kolpakov, Anatoliy Kubatskiy, Pavel Vinnik, Maryana Smirnova, Yekaterina Mojseyenko, Yekaterina Semochkina

Fotografia: Dmitri Korzhikhin

Riprese: n.d.

Montaggio: Olga Etenko 

Musiche: Vladislav Kazenin; Dmitry Korzhikhin

Suono: Mark Ermler

Produzione: Studio Mosfilm

Anno di produzione: 1972

Durata: 87’

Tipologia: lungometraggio

Genere: musicale, fantastico 

Paese: URSS

Distributore: n.d.

Data di uscita: 30 dicembre 1973

Formato di ripresa: n.d.

Formato di proiezione: n.d.

Titolo originale: Chipolino

Altri titoli: Cipollino

Premi e riconoscimenti: n.d.

Scheda a cura di Francesca Caprino

Tamara Lisician

 

Nata nel 1923 a Tbilisi, attuale capitale della Georgia, da una famiglia di artisti e intellettuali, Tamara Lisician dal 1939 si dedicò allo studio della recitazione presso il locale istituto per il teatro, e, successivamente, presso la scuola di teatro di Mosca.  

Allo scoppio della guerra si arruolò volontaria e fu inserita in un’unità di spionaggio dall’altra parte del fronte. Qui venne fatta prigioniera e inviata a un campo di concentramento presso Zithomir, una città dell’Ucraina occidentale occupata dai tedeschi. 

Torturata e condannata a morte riuscì ad evadere per unirsi a una brigata partigiana con la quale fu impegnata in azioni militari.

Durante uno scontro a fuoco rimase ferita riportando una commozione cerebrale.

Alla fine della guerra sposò Luigi Libero Longo, figlio di Luigi Longo, futuro segretario del Partito Comunista Italiano e di Teresa Noce, partigiana e parlamentare, che aveva conosciuto nel 1939, e da lui ebbe un figlio, Sandro. 

Vinte, con un’audace lettera scritta a Stalin, le resistenze del ministero degli Esteri che le voleva negare il visto per l’espatrio, si trasferì a Roma dove lavorò all’ufficio di rappresentanza della Sovexportfilm, l’azienda governativa responsabile della diffusione di film sovietici all’estero.

Nel 1952 si trasferì nuovamente in Unione Sovietica con il marito, dal quale si separò dopo poco. 

A Mosca riprese gli studi e si laureò in regia, con una trasposizione cinematografica di “Sombrero”, un racconto per bambini di Sergej Michalkov. 

Dal quel momento si dedicò per ben quaranta anni all’attività di sceneggiatrice e di regista in lungometraggi, corti e pubblicità per lo studio Mosfilm, la più grande società di produzione cinematografica dell’URSS. Qui svolse anche l’attività di doppiatrice di film italiani tra cui “Matrimonio all’italiana” di Vittorio de Sica e “Soldatesse” di Valerio Zurlini. 

Nel corso degli anni soggiornò più volte nel nostro paese, venendo in contatto con cineasti e artisti come Fellini, Visconti, Zeffirelli e Pasolini, oltre che con lo stesso Rodari e firmando con Leonardo Cortese e Romolo Marcellini la regia del documentario “Russia sotto inchiesta”.

Nel 1997 pubblicò in Italia la sua autobiografia che fu ristampata nel 2002 e nel 2005 in Russia.  

Tamara Lisician morì a Mosca nel 2009, dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti pubblici.